giovedì 20 novembre 2014

"La Scuola più Bella del Mondo" è l'orrido della commedia.


La Scuola più Bella del Mondo
Regia: Luca Miniero
Interpreti: Christian De Sica (Preside Filippo Brogi), Rocco Papaleo (Prof. Gerardo Gregale), Angela Finocchiaro (Wanda Pacini), Lello Arena (Preside)
Genere: commedia - Origine: Italia - Anno: 2014 - Soggetto: Massimo Gaudioso, Neri Parenti - Scenografia: Luca Miniero, Massimo Gaudioso - Fotografia: Federico Angelucci - Montaggio: Giogiò Franchini - Durata: 98’ - Produzione: Cattleya - Distribuzione: Universal Pictures Italia
Michele Massaro
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Ritorniamo in Italia, ritorniamo alla commedia. Come se in Italia non sapessimo fare altro, i film commerciali al cinema sono quasi tutti così. E se è vero che il pubblico si merita il film che più gli si addice, è anche vero che gente che va a vedere questo tipo di film non è poca. Naturalmente il mio giudizio è basso, molto basso. Partiamo dal presupposto che il degrado scolastico è un tema che mi sta molto a cuore, e vedere in un film il tema trattato con tanta superficialità, è qualcosa di indecente. Ma è una commedia, quindi non devi aspettarmi molto. Purtroppo dallo scontro-incontro di due scuole molto diverse, una del Sud e una del Nord Italia immaginavo potesse uscire una trama un filino più sensata. Invece ci rimmergiamo nella solita gag vista e rivista, con battute che già conosciamo o ci aspettiamo. Il regista si è ormai affossato nel solito tema che con Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord non sembra aver già abbastanza affrontato, e ci continua a riproporre con sempre gli stessi punti di vista. Come se non bastasse, lo sforzo di De Sica e Papaleo di farci ridere viene ucciso da una regia banale, una fotografia povera e momenti di animazione insensati. L’intreccio è semplicistico, le uniche risate sono per l’unica interpretazione davvero realistica, quella del cane Attila. Purtroppo questo è l’ennesimo esempio di come i ricavi spingano fin troppo a fare un film, e fin quando noi, come spettatori, finanzieremo simili orrori e ne rideremo anche, non potremo lamentarci.


PUNTI M: 2

mercoledì 12 novembre 2014

Una "Soap Opera" per uscire dagli schemi.


Soap Opera
Regia: Alessandro Genovesi
Interpreti: Fabio De Luigi (Francesco), Cristiana Capotondi (Anna), Diego Abatantuono (Carabiniere Gaetano Cavallo) ,Chiara Francini (Alice), Ricky Memphis (Paolo), Elisa Sednaoui (Francesca), Franz (Mario), Ale (Gianni), Caterina Guzzanti (Patrizia)
Genere: Commedia - Origine: Italia - Anno: 2014 - Scenografia: Alessandro Genovesi - Fotografia: Federico Masiero - Musica: Andrea Farri - Montaggio: Claudio Di Mauro - Durata: 86’ - Produzione: Colorado Film - Distribuzione: Medusa Film
Michele Massaro
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Nuovo film italiano, quindi nuova commedia. Sì, perché oramai il genere va sotto braccio al cinema del Bel Paese. Eppure questo è un film che non rispetta gli schemi classici della commedia all’italiana, e forse proprio in questo troviamo una delle sue punte di diamante. Ma andiamo lentamente. Il film tratta le vicende in un condominio che presenta diversi tipi umani. Abbiamo l’innamorato infedele, l’attrice dai facili costumi, l’amico invadente e due fratelli sempre in lotta che una sera si ritrovano accomunati da una tragedia. La pellicola parte molto bene, con una scenografia meravigliosa, una regia quasi perfetta e una fotografia molto ben studiata. Il film, dicendolo alla Boris, è molto poco italiano. Ha tutto ciò che gli serve per riuscire ottimamente. Le scene paradossali non sono rigettate ma inserite egregiamente nella storia. Gli interpreti sono perfetti e ben strutturati. L’intreccio è semplice e quasi banale, ma interessante proprio per il fatto di essere così verosimile in un universo quasi incantato. Il tema della Soap Opera ritorna costantemente e fa da contorno ad uno spaccato di vita molto interessante e divertente. Un film italiano che rompe gli schemi e riesce ad emergere. Finalmente qualcosa di nuovo.


PUNTI M: 3

venerdì 7 novembre 2014

Chi guarda "I Guardiani della Galassia"?


I Guardiani della Galassia
Regia: James Gunn
Interpreti: Chris Pratt (Peter Quill/Star-Lord), Zoë Saldaña (Gamora), David Bautista (Drax il Distruttore),  Rocket (Bradley Cooper), Groot (Vin Diesel), Lee Pace (Ronan l'accusatore), Benicio del Toro (Taneleer Tivan/Collezionista), Karen Gillan (Nebula), Josh Brolin (Thanos), Michael Rooker (Yondu), Djimon Hounsou (Korath), John C. Reilly (Rhomann Dey), Glenn Close (Comandante Rael), Ophelia Lovibond (Carina Walters)
Genere: Fantascienza - Origine: Stati Uniti - Anno: 2014 - Soggetto: Dan Abnett, Andy Lanning- Scenografia: James Gunn, Nicole Perlman - Fotografia: Ben Davis - Musica: Tyler Bates - Montaggio: Fred Raskin, Hughes Winborne, Craig Wood - Durata: 121’ - Produzione: Picture Company - Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
Michele Massaro
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Quando è stato annunciato I Guardiani della Galassia, ennesimo film Marvel, non ero per niente emozionato. Ero convinto di dovermi sorbire l’ennesima schifezza alla Capitan America o alla Spider-Man, che so ai più piacciono. Invece non è per nulla il solito film sui supereroi, ma un ottimo prodotto sotto svariati punti di vista. Il film si apre con la storia di Peter Quill, un piccolo pargolo che perde la mamma e viene portato via da una navicella spaziale. Lo ritroviamo quasi subito come un bel giovane ladro intento in uno dei tanti furti, che però questa volta attira l’attenzione dei “potenti”. Incontra così nella vicenda Gamora, Drax, Rocket e Groot e con loro decide di andare a vendere quel prezioso prodotto che fa la gola dei più. Tra le varie scene che mi hanno ricordato molto Star Wars e una comicità molto ben inserita, il film scorre molto veloce e con una trama molto interessante. Gli attori e i doppiatori (Groot e Rocket) fanno tutti un ottimo lavoro, sia nelle scene comiche sia in quelle drammatiche, anche con le dovute difficoltà. L’intreccio è perfetto, l’idea di collegare cinque perdenti è ottima e anche se già vista, interessante per come affrontata. Alla fine del film il senso sulla gioia di avere amici attorno a sé e sulla convinzione che l’uomo non è buono o cattivo, ma una sana combinazione tra i due, sono messaggi ottimi per qualsiasi target di pubblico. Se poi si aggiungono effetti speciali interessanti e qualche risata, è chiaro che chiunque può guardare la pellicola.

PUNTI M: 4

martedì 4 novembre 2014

"Tutto Molto Bello" non è un bel film.


Tutto Molto Bello
Regia: Paolo Ruffini
Interpreti: Paolo Ruffini (Giuseppe), Frank Matano (Antonio), Gianluca Fubelli (Eros), Nina Senicar (Eva), Chiara Francini (Anna), Paolo Calabresi (Marcello), Ahmed Hafiene (Emiro), Angelo Pintus (Serafino), Michael Righini (Poliziotto).
Genere: Commedia - Origine: Italia - Anno: 2014 - Scenografia: Giovanni Bognetti, Guido Chiesa, Marco Pettenello, Paolo Ruffini - Fotografia: Federico Masiero - Montaggio: Claudio Di Mauro - Durata: 90’ - Produzione: Maurizio Totti, Alessandro Usai, Colorado Film - Distribuzione: Medusa Film
Michele Massaro
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Non è facile scrivere una commedia in Italia, perché la comicità italiana è vasta. Spesso si punta su un tipo di commedia in particolare. Tutto Molto Bello punta sul genere di commedia che preferisco meno: quello delle famose gag esilaranti italiane. Così, tra grasse risate che non ci sono e colpi di scena tra i più scontati, andiamo ad analizzare la storia di questo impiegato dell’agenzia delle entrate, Giuseppe, che sta per diventare padre. Sicuramente Paolo Ruffini ha ben in mente la comicità sopra citata, quella classica di Colorado tanto per capire, e la sfrutta sotto ogni punto di vista. Uno dei problemi principali, però, sta nel ritmo della pellicola, lenta e monotona. In quest’ora e mezza ho sofferto ogni singolo secondo. L’attore protagonista, lo stesso Ruffini, è un personaggio piatto che non mostra la minima intenzione di cambiare. È un funzionario dello Stato, quindi è cinico, freddo e calcolatore, come le commedie del genere ci insegnano. Quindi quando Antonio, Frank Matano, tenta di smuoverlo, finisce per ritrovarsi in situazioni paradossali, incontrare persone variegate, scoprire luoghi che vanno contro la sua etica. Ma l’etica è sempre in secondo piano in questo tipo di commedia, e poiché lo Stato deve essere palloso mentre l’illegalità è divertente, diamo l’immagine di un’Italia che fa schifo ma che va bene ai più, un paese nel quale solo Giuseppe sembra remare contro. Vero che la visione utopica di un domani migliore viene spesso schernita, ma qui a essere derisa è proprio la concezione di stato democratico. Davvero una bella immagine sociale, ciò di cui si ha bisogno con questo populismo e questa ignoranza dilaganti.

PUNTI M: 2